La storia dei whisky giapponesi ha visto sicuramente il contributo anche di Shirakawa, una piccola distilleria fondata nel 1939 nell’omonima città della prefettura di Fukushima, a circa 200 chilometri a nord di Tokyo, da quel Daikoku Budoshu che sarebbe poi stato l’artefice anche di Karuizawa. In realtà, tutta la sua storia ha un che di mitologico, infatti i primi anni di attività di questa distilleria sono avvolti nel mistero. Poi, però, nel 1947 fu acquistata da Takara Shuzo, uno dei principali produttori di alcolici del Giappone che la ristrutturò completamente. Iniziò, quindi, la produzione di shochu, vino, brandy e dal 1951 whisky di malto. Tuttavia, il whisky non venne mai commercializzato come Single Malt, ma destinato esclusivamente a essere utilizzato nei marchi di Blended Whisky King e Ideal di Takara. Alla fine degli anni Sessanta, però, cambiarono le carte in tavola perché la maggior parte dei produttori giapponesi iniziarono a importare whisky sfuso dalla Scozia per aumentare il volume dei propri marchi: per questo, nonostante i blend di Takara Shuzo continuassero a contenere malto Shirakawa, nel 1969 la distilleria cessò la produzione di whisky. Inizialmente venne usata solo come impianto di imbottigliamento, in uno stato di quasi abbandono, per poi essere chiusa e demolita nel 2003. Sembra la fine della storia. E invece no. Perché è proprio di questi giorni la scoperta del whisky giapponese più antico. E indovina di quale etichetta si tratta?
La scoperta del whisky giapponese più antico
Uno dei crucci del Managing Director di Tomatin Stephen Bremner era scoprire perché si sapesse così poco del whisky giapponese single malt prodotto da Shirakawa. Dopo aver chiesto già molte volte se fossero rimaste delle scorte, finalmente un giorno un collega giapponese gli raccontò di un vecchio tank ancora pieno di whisky che sarebbe rimasto da qualche parte. Partì, quindi, una vera e propria caccia al tesoro paziente ed emozionante, tra ricerche nei vecchi archivi e domande ad ex dipendenti.
Il misterioso tank di whisky giapponese fu infine ritrovato nel 2019 a oltre 1000 chilometri a Sud della distilleria perduta, vale a dire nei magazzini di Takara Shuzo a Kurokabegura, nella prefettura di Miyazaki. Si tratta di un contenitore in acciaio inox, e secondo i documenti è stato prodotto nel 1958.
L’analisi di due istituti di ricerca indipendenti scozzesi conferma la straordinaria scoperta: il liquido contenuto nel tank è davvero l’ultimo lotto di Single Malt giapponese di Shirakawa, una distilleria che non ha mai messo in commercio il proprio whisky.
Per capire l’importanza di questo ritrovamento bisogna pensare che negli ultimi dieci anni i whisky giapponesi sono entrati tra i distillati più apprezzati da parte di appassionati e collezionisti di tutto il mondo, che cercano senza sosta i tesori residui delle distillerie chiuse, ormai ombre leggendarie di un passato glorioso. Quando Karuizawa è stata chiusa, nel 2011, sono state recuperate circa trecento botti; nel caso di Hanyu sono state quattrocento.
Il più raro
Di Shirakawa, invece, è rimasto solo questo lotto: ed ecco perché lo Shirakawa 1958 è da considerarsi il whisky giapponese più raro al mondo. Non solo perché dopo di lui non ci sarà mai più uno Shirakawa, ma anche perché questo è il più antico whisky giapponese di un singolo vintage mai realizzato. Si tratta di un distillato prodotto nell’epoca precedente all’importazione di massa di orzo dalla Scozia, e anche all’arrivo di botti dagli USA e dall’Europa: rappresenta insomma uno stile ormai perduto per sempre.
Come è fatto il whisky giapponese Shirakawa?
La caccia al tesoro negli archivi di Takara Shuzo non si è fermata, e ha riportato alla luce un libretto in cui viene descritto con molti dettagli il modo in cui è stato prodotto il Single Malt di Shirakawa nel 1958. L’orzo utilizzato era giapponese, e il lievito uno dei ceppi da vino di proprietà dell’azienda.
La fermentazione è durata quattro giorni, e la distillazione è avvenuta in due alambicchi di rame. Il taglio del distillato era ampio, cosa che si traduceva in un’acquavite piuttosto pesante e complessa. Per le botti è stata scelta la quercia Mizunara di Tohoku e Hokkaido, e la maturazione è avvenuta in loco, in piccoli magazzini.
Il libretto, tuttavia, non indica quando questo whisky giapponese è stato rimosso dalla botte: secondo le analisi chimiche dovrebbe esserci rimasto per alcuni decenni, ma probabilmente intorno alla fine degli anni Ottanta è stato trasferito in contenitori di ceramica, simili a quelli per lo shochu, e poi spostato nel tank di acciaio, probabilmente intorno al momento della demolizione della distilleria, nel 2001.
Il mistero continua
Il mistero che aleggia intorno al whisky giapponese Shirakawa rimane per tanti aspetti, insomma. Quello che rimane evidente è la qualità e la rarità di 1500 bottiglie, le uniche di Shirakawa disponibili nel mondo.
Come commenta il noto esperto di whisky Serge Valentin: “Il vero miracolo, qui, non è tanto che abbiano trovato una scorta di Shirakawa, ma che sia così buona. Forse è questo il motivo per cui qualche gentiluomo giapponese, molto tempo fa, decise di conservare questo lotto e di salvarlo dalle grinfie dei Master Blender. Nel bicchiere non appare poi tanto diverso da alcuni vecchi Macallan distillati in anni simili”.
Whisky giapponese Shirakawa – Note di degustazione
Al naso il whisky Shirakawa mostra complessi strati di aromi cerosi e di rovere, pur conservando una grande vivacità. Frutta dolce e marzapane, ananas candito e liquore all’arancia sono in primo piano, lasciando gradualmente spazio a note più vegetali di erba tagliata, caprifoglio e cocco. Un seducente profumo di incenso è accompagnato da aromi floreali e legnosi.
L’equilibrio tra maturità e vivacità continua anche nel palato. La mela e il lime sono rapidamente bilanciati da marzapane e dal cioccolato bianco. La parte fruttata e di frutta secca si evolve in un mix tropicale con una spolverata di cannella e zenzero.
Il finale di questo whisky giapponese vede le note fruttate dissolversi lasciando morbidi sentori di nocciola, una leggera speziatura e un tocco affumicato.