Ai più è noto per il suo celebre successo “Goodbye Philadelphia” che scalò la top ten dei singoli in Europa nel 2008. Ma la carriera di Peter Cincotti è molto più di questo: abbraccia diversi generi musicali e collaborazioni. A soli 18 anni, è stato il più giovane artista a raggiungere il primo posto nelle classifiche jazz Billboard, ha collaborato con artisti del calibro di Andrea Bocelli e David Guetta – collaborazioni che testimoniano la sua incredibile ecletticità. Peter Cincotti ha duettato con la cantante italiana Simona Molinari e con lei ha calcato il palco di Sanremo. Lui ed il suo piano sono un tutt’uno ed i suoi fan lo sanno bene. Dai a Peter una panchetta da pianoforte ed 88 tasti e lui saprà portarti in un viaggio fantastico, dal sapore un po’ retrò. Uno stile musicale così nitido e poliedrico non poteva mancare tra le interviste di AB Style Magazine. Le mie domande lo hanno raggiunto a New York, quindi non ti resta che leggere la mia intervista a Peter Cincotti.
Peter Cincotti – le origini
In Italia sei conosciuto dai tempi di “Goodbye Philadelphia” e, come rileva il tuo cognome, le tue origini sono italiane. Hai addirittura dedicato al Bel Paese l’album “Long Way from home” – qual è il rapporto con la tua terra d’origine e quali luoghi hai visitato qui?
Peter Cincotti: L’Italia per me è come una seconda casa. La famiglia di mio nonno è originaria di Cervinara e quella di mia nonna di un paese vicino Pisa. Adoro viaggiare in giro per l’Italia, ne amo la gente, la storia, il calore, il modo in cui sapete apprezzare la musica e molte altre cose. Ho visitato molto luoghi, spaziando da nord a sud!
Ma la tua città natale è New York. La scorsa estate è uscito il tuo singolo “Heart of the city”. Come descriveresti NY e com’è viverci?
Peter Cincotti: Sì, sono nato e cresciuto nella città di New York e ho sempre adorato vivere qui. Crescere a NY è stata una componente importante della mia educazione musicale. Essere esposto a così tanto amore per la musica sin dalla tenera età mi ha influenzato in un modo inestimabile, tanto che non sono sicuro che sarebbe stato così in un’altra città. Ha avuto ripercussioni sulla mia persona, sul mio modo di pensare alla musica e sulle canzoni che scrivo.
La quarantena
A causa del Coronavirus, hai inaugurato i format “Quarantune” e “That Friday Feeling with Peter” su YouTube ed Instagram. Pensi sia stata un’opportunità per rafforzare il rapport con i tuoi fans?
Peter Cincotti: In effetti, sì. Ironicamente, stare a casa ha decisamente rafforzato il rapporto con i miei fans! Attraverso i social media e – in particolar modo – grazie al mio show in diretta “That Fray Feeling With Peter”, abbiamo avuto l’occasione di conoscerci molto meglio, in una maniera mai avuta prima! Non vedo l’ora di coltivare e sviluppare questa vicinanza anche in futuro quando finalmente potremo tornare in tour.
Negli ultimi anni hai anche lanciato l’hashtag #CincottiCover e, personalmente, devo ammettere di aver amato alcune tue performance come “Love runs out”, “Something just like this” e “Dream a litte dream of me”. È difficile creare una nuova versione di una canzone, cercando di lasciare una tua forte impronta del tuo stile musicale e al contempo non tradire il suo senso originale?
Ti ringrazio, sono contento di sapere che ti piacciano. Non direi che è difficile, in realtà, ma quando penso a realizzare una cover devo necessariamente sentire qualcosa o percepire una sorta di “apertura” che mi permetta di personalizzarla. Molti brani non lasciano questo margine ed è meglio lasciarle come sono. Ma se sento che c’è spazio anche per me dal punto di vista musicale o dei testi, allora ammetto che mi piace molto il processo che mi porta a reimmaginare una canzone famosa.
Peter Cincotti e il mondo del cinema
Prima ho fatto cenno al brano “Dream a little dream of me”, quindi per favore parliamo delle tue esperienze tra cinema e TV. Hai preso parte ad alcune colonne sonore originali anche in Italia, ad esempio nel film di Muccino “Le leggi del desiderio” (“Dream a little dream of me” ne fa parte). Ma hai anche recitato come attore, ad esempio in Spider Man 2 e nella serie House of Cards. Ti sono piaciute queste esperienze e pensi potresti avere una seconda carriera come attore in futuro?
Non sono sicuro di essere un attore, ma amo scrivere musica per le colonne sonore dei film. Sono molto orgoglioso del lavoro che ho realizzato con i brani della colonna sonora di “Le Leggi del Desiderio” perché quelle canzoni non sarebbero esistite senza i confini di quel film. Questa è la bellezza insita nello scrivere per un progetto specifico, a differenza di quando scrivi per te stesso. All’interno di quei limiti puoi trovare una libertà inaspettata.
In Italia sei conosciuto anche per la collaborazione con Sabrina Molinari e hai anche partecipato a Sanremo con lei. Pensi di lavorare ancora con lei?
Mi è piaciuto moltissimo collaborare con Simona ed entrambi ci siamo divertiti tantissimo a Sanremo! È stato un viaggio che ricorderò per sempre. In effetti, abbiamo collaborato ancora di recente proprio sui social media: abbiamo fatto una versione live di uno dei nostri duetti passati.
I progetti per il futuro
Ci puoi raccontare qualcosa del tuo prossimo album “88 Keys & Me”?
“88 Keys & Me” (il titolo “88 tasti e me” si riferisce alla tastiera del pianoforte, n.d.r.) onorerà alcuni dei miei pianisti preferiti di tutti i tempi, con brani originali così come versioni interpretate da me di brani già conosciuti. Combinerà influenza ed artisti che spazieranno da Scott Joplin a Chris Martin, da Errol Garner a Lady Gaga, da Billy Joel a Oscar Peterson, diventando una sorta di “colla pazza musicale” che usa il pianoforte per connette canzoni ed artisti che in condizioni normali non penseresti possano appartenere alla stessa frase.
Se potessi duettare con un qualsiasi artista al mondo (in vita), chi sarebbe la tua prima scelta?
Penso che sarebbe divertente suonare il piano con Jamie Cullum.
Sei un pianista davvero talentuoso e nelle pagine di AB Style Magazine abbiamo parlato degli strumenti di Steinway & Sons, Yamaha Music e Fazioli. Qual è il tuo pianoforte preferito?
Steinway.
Ultima domanda, che è la stessa per chiunque venga intervistato da AB Style Magazine: cos’è per te lo stile?
Lo stile è ciò che dici al mondo senza pronunciare una parola.