Se a Umbertide chiedi di Blasi a volte ti guardano un po’ smarriti. Poi chiedi di Didi e allora tutti s’illuminano. Sì perché la famiglia Blasi è conosciuta storicamente per la produzione della porchetta del capofamiglia, Bino Blasi, conosciuto da tutti come Didi. La tipica norcineria umbra e la porchetta hanno sempre permesso alla famiglia di distinguersi in termini di eccellenza. Ma devi sapere che da 25 anni la famiglia ha deciso di dedicarsi anche alla produzione di vino ed ora è Michele, nipote di Didi, a gestire la cantina e nonostante la giovane età ha ben chiaro in testa come gestire l’attività di famiglia e dove vuole arrivare.
Una storia relativamente breve da 4 a 30 ettari di vigneti
La mia visita alla Cantina Blasi è iniziata proprio nell’edificio storico dove tutto ebbe inizio. Si tratta di una struttura che risale al 1742, nata proprio come cantina utilizzata dai vecchi nobili proprietari, la famiglia Bertani. Fu poi abbandonata ma la famiglia Blasi decise di dedicarvi più di 10 anni di ristrutturazione per riportarla a nuova vita. Un lavoro che ha interessato non solo la struttura a livello architettonico, bensì anche le botti. Si tratta di un luogo dove modernità e antichità hanno trovato un perfetto matrimonio. Infatti, nonostante la presenza delle botti, Blasi ha iniziato ad usare anche le vasche in Inox per l’affinamento. Inizialmente si trattava di vasche di piccole dimensioni, in quando la produzione avveniva con 4 ettari di vigneto. Ma i risultati sono arrivati subito, così come l’intuizione che si stava prospettando una nuova strada promettente. Sono stati aggiunti, quindi nuovi terreni e nuovi vitigni fino ad arrivare all’attuale produzione di 30 ettari. Non solo, anche parte della vinificazione è stata spostata in una nuova struttura completamente moderna che si è affiancata alla prima che ora viene utilizzata in parte come museo, in parte per l’affinamento.
Cantina Blasi: tre vigneti, tre altitudini, un’unica identità
Innegabilmente la cantina Blasi non può far affidamento all’appartenenza di una doc con un nome trainante, come succede in altri casi. Qui siamo nell’alta Umbria al confine con toscana, Emilia e Marche. Ogni vigneto Blasi occupa una posizione con altitudine e, quindi, microclimi diversi. Il più alto si trova ad un’altitudine di 500m. Mentre il più basso è proprio ad Umbertide. Ma in tutti e tre i casi stiamo parlando di un terreno molto arenoso, quindi difficile da coltivare. Eppure, la cantina vi si è dedicata con costanza ed enorme passione arrivando non solo ad aumentare la produzione, ma soprattutto a imporsi sul mercato per la qualità dei vini che vengono proposti. Merlot, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Grechetto e sagrantino, queste sono le principali varietà in produzione. Ma anche Riesling, Trebbiano Spoletino ed una piccola quantità di Refosco. Il tutto per proporre sul mercato una gamma di vini completa ed equilibrata.
Una filosofia ambiziosa e moderna
C’è un aspetto che mi ha veramente colpita durante il mio viaggio umbro da Blasi, vale a dire la filosofia di Michele nel gestire il tutto. Devi sapere che ha poco più di vent’anni, eppure ha già le redini dell’azienda. Totalmente aperto alle nuove sperimentazioni e alla tecnologia, non rifiuta mai il confronto. Ogni componente della filiera di produzione viene valutato non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello della qualità. Anzi, la qualità viene per prima, così come la possibilità concreta di proporre un ottimo vino e questo permette di fare nuovi investimenti che vanno in questa direzione. Michele ha ben chiara la strada da compiere e l’obiettivo di produzione di 200mila bottiglie l’anno, già ponderato e definito come chiaramente raggiungibile.
Le degustazioni dei vini Blasi
La ristrutturazione di cui ti ho parlato poco fa ha riguardato anche la struttura centrale che è stata adibita al ricevimento. Qui oltre ad eventi e feste, è possibile fare le degustazioni dei vini Blasi accompagnati dalla tipica norcineria umbra. E sì, anche dalla famosa porchetta Blasi! Qui tutto viene preparato in casa con ricette tradizionali del posto e con una calorosa accoglienza casalinga. La mia degustazione è iniziata con lo spumante Didi, un metodo charmat che porta il nome del fondatore della casa vinicola. Te ne avevo già parlato nel mio articolo dedicato ai migliori spumanti per brindare all’anno nuovo. Per poi passare al Rosé, leggermente opaco perché non fa l’ultimo stadio di filtrazione. Entrambi freschi ed aromatizzati, ideali per gli aperitivi.
Possiamo dire che questa degustazione di vini Blasi è stata sostanzialmente un percorso in crescendo durante il quale ad ogni vino l’asticella è stata alzata sempre un po’ di più. Con questa filosofia siamo passati alla linea Rogaie, una gamma che vede 8 mesi di lavorazione. Il bianco è realizzato con Chardonnay, Traminer e Sauvignon blanc. Sul rosato l’intenzione è quella di proporre un vino che colpisca soprattutto per i profumi ed è probabilmente il più difficile da realizzare per trovare il giusto equilibrio per colore e temperatura. Ma ora che l’azienda è al terzo anno di produzione possiamo dire che ha raggiunto l’obiettivo desiderato. Infine, il Rogaie rosso annata 2020 che prevede tempi di fermentazione più lunghi, tutti in acciaio.
Invece, il vino che ha mostrato la maggiore escursione in termini di cambiamenti tra vecchie e nuove annate è Impronta. Si chiama così in onore dello zio che ha “impresso” la sua impronta su quest’etichetta. Questo vino Blasi vede complessivamente 4 anni di affinamento e lavorazione. Presenta una struttura che è tosta e al contempo delicata. Sta a contatto meno tempo con le bucce e il fatto di prediligere in questo la botte grande in legno ne favorisce l’addolcimento. Personalmente l’ho degustato con dei panini caldi alla porchetta e credimi se ti dico che sono stati una delle cose più buone mai assaggiate in vita mia.
Infine, questo excursus in salita è terminato con Mamma Mia, il vino che ha vinto il premio come miglior vino dolce del concorso enologico regionale dell’Umbria, edizione 2022. Per questo passito, i grappoli vengono raccolti manualmente, selezionati e poi posizionati su dei graticci per l’appassimento che dura otto mesi. Al termine di questo processo, le uve risultano disidratate, quindi rimane solo lo zucchero dell’acino. Per quest’etichetta le quantità vengono ridotte, quindi si rende possibile effettuare una lavorazione manuale. Da qui si estrapola il 18% dell’uva, possiamo definirlo proprio il nettare. Viene messo in barrique a temperatura naturale, fermenta durante l’estate e poi s’interrompe la fermentazione, si esauriscono i lieviti mentre gli zuccheri – essendo molti – rimangono. Risulta un vino dolce con una buona base alcolica. Viene messo in caratelli per 5 anni e poi nella cantina nuova per altri 5 anni. In totale, quindi, sono necessari 10 anni per la produzione di questo passito umbro.
Blasi Cantina, una storia di territorio e di passione
Queste sono le storie che amo di più, quelle che non ti aspetti, che ti sorprendono – se sei disposto a lasciare che sia così. Come detto, non ci troviamo in una doc colma di aziende agricole e cantine. Qui però troviamo una famiglia dedita alla propria attività con la passione di fare bene i propri prodotti. Certo, la porchetta ha aperto la strada e ha fatto storia, ma il vino (e anche l’olio) stanno attirando presso la cantina Blasi un pubblico nuovo, fatto anche di giovani wine lover che sanno apprezzare la tradizione di questi luoghi, ma anche l’innovazione in ambito vitivinicolo e l’atmosfera casalinga delle degustazioni.