Ci sono persone dotate di una sensibilità fuori dall’ordinario. Persone che in qualche modo sono destinate ad emergere e le riconosci subito, da quando si comportano in maniera diversa dagli altri – senza che questo sia per loro un problema, in barba a tutti quelli che cercano costantemente l’approvazione altrui. Giacomo Maiolini è sicuramente una di queste persone e l’ha dimostrato sin da ragazzino quando frequentava le discoteche non per conoscere ragazze – come facevano i suoi amici – ma portandosi appresso il suo bloc notes per annotare i brani che più lo colpivano. Sera dopo sera, ha creato la sua “playlist preistorica” dance che ha dato il “la” ad una fantastica carriera che l’ha portato a vincere tantissimi dischi di platino, diamante e cinque Grammy Awards. Giacomo Maiolini è stato mio ospite in studio durante il nostro programma su SKY, ecco la nostra chiacchierata.
Gli esordi di Giacomo Maiolini dalla provincia bresciana
Giacomo, tu sei originario di un piccolo paese in provincia di Brescia e c’è chi sostiene che bisogna nascere nelle grandi città per avere successo. Tu hai vinto decine e decine di premi, hai collaborato con grandissimi nomi della scena musicale internazionale… Cos’ha significato per te fare questo salto?
Giacomo Maiolini: Vivere proveniendo da una frazione sparsa in mezzo al nulla è stato un incentivo, è stato il turbo che mi ha permesso di raggiungere determinati risultati.
Com’è nata l’idea di fondare un’etichetta discografica? Non è certo da tutti.
Giacomo Maiolini: L’idea è stata un po’ una pazzia. Io in quel periodo andavo in discoteca perché ero fanatico delle discoteche, ma non ci andavo per le ragazze, bensì per ascoltare la musica. Andavo con il mio bloc notes e quando il DJ suonava un disco che mi piaceva ne prendevo nota. Facevo già ai tempi la mia playlist preistorica! Una sera mentre stavamo andando in discoteca, era l’inizio del 1984, stavano uscendo i primi dischi prodotti in Italia e dico al mio amico: “Perché non facciamo un disco?”. A Brescia c’erano dei ragazzi che avevano appena fatto un disco, mi sono informato, com’era lo studio, i musicisti, ecc. Questo mio amico poi si è tirato indietro e ho fatto i primi due dischi con lui, poi sono andato avanti da solo. Ma volevo che i miei dischi uscissero sotto un marchio e un giorno guardando l’orologio ho deciso di chiamare l’etichetta Time Records. Quattro lettere, facile e comprensibile in Italia e nel resto del mondo.
La ricetta del successo
Hai vinto tantissimi dischi di platino e diamante, cinque Grammy Awards. Qual è la ricetta del tuo successo?
Giacomo Maiolini: Io sono partito solo con la mia passione, la costanza e chiaramente avevo un dono innato che era la sensibilità e questo mi ha permesso poi di raggiungere i vari risultati.
Giacomo Maiolini, Gigi D’Agostino, Bob Sinclar e gli altri
Tu sei partito dall’avere una piccola etichetta indipendente negli anni ’80 fino ad avere tra i tuoi artisti personaggi del calibro di Bob Sinclar e Gigi D’Agostino. Com’è lavorare con artisti di quel calibro?
Giacomo Maiolini: Per certi aspetti è molto più semplice collaborare con questi personaggi che sono già affermati che con una nuova leva che pensa di aver raggiunto il successo. Chiaramente c’è un rispetto reciproco: io so chi sono loro e loro sanno chi sono io. In maniera diversa abbiamo raggiunto determinati risultati e quindi il rapporto è paritario.
Dal tuo osservatorio musicale, come ritieni sia cambiata la disco music dagli anni ’80?
Giacomo Maiolini: Beh, è cambiata molto. Anche lo sfruttamento perché quando sono partito io c’erano i vinili e le cassette, poi è arrivato il cd, poi è arrivato il digitale e, infine, oggi siamo nell’era dello streaming. Ma anche a livello di musica è cambiata molto e noi siamo stati bravi o comunque lungimiranti a seguire il cambiamento del mercato.
Giacomo Maiolini e la moda
Tu sei conosciuto da tutti come il fondatore della Time Records, ma in realtà tu hai una visione artistica a tutto tondo perché sei appassionato di fashion e di arti visive. Tutto è nato da una pashmina ed un’ispirazione legata a Bali… Ce ne parli?
Giacomo Maiolini: Io credo che alla base ci sia il gusto che è una cosa innata. Non si può imparare: o ce l’hai, o non ce l’hai. La pashmina è nata a Firenze, una sera ero a cena con Monica Sarti che è la proprietaria di Faliero Sarti, che è secondo me l’azienda numero uno nelle pashmine, e un po’ ridendo e scherzando è nata l’idea di fare qualcosa insieme. Allora io le ho detto che le avrei dato degli oggetti che per me rappresentano Bali. Anche perché non sono capace a disegnare, quindi ho scelto i vari materiali, li ho spediti e lei ha cominciato a farmi delle proposte a livello grafico. Così è nata questa collaborazione con lei.
Poi recentemente è nata un’altra collaborazione: una startup mi ha chiesto se potevo aiutarli a livello artistico su una collezione di magliette e felpe. Così ho iniziato anche con loro e una di queste magliette l’ho fatta in collaborazione con questo giovane artista, secondo me uno dei più bravi nel nuovo panorama artistico che è Pietro Terzini.
A questo punto resta la domanda di rito: cos’è per te lo stile?
Giacomo Maiolini: secondo me lo stile è un’espressione silenziosa di quello che tu sei. Non c’è niente da dire, sei così e basta. Sta agli altri capire come sei fatto.