Una volta l’anno. Solo una volta ogni 365 giorni puoi vedere il “cuore” delle macchine Alfa Romeo, di ieri e di oggi, che hanno segnato in qualche modo la lunga storia del marchio del Biscione. E quest’occasione si chiama “Cofani Aperti”, l’iniziativa che durante il weekend del 15 e del 16 ottobre al Museo Alfa Romeo ha permesso ai tanti appassionati Alfa di ammirare le loro beniamine in una veste insolita, con i cofani aperti, appunto. Sono stato al Museo e, ciliegina sulla torta, con l’occasione ho anche visitato i depositi Alfa.
Una meccanica che diventa stile
Qui su AB Style Magazine ci soffermiamo sempre sullo stile e quanto sia importante, anche quando parliamo di motori. Ma ci sono dei casi, come quelli delle auto in esposizione al Museo Alfa Romeo, dove anche la meccanica diventa non solo espressione di prestazioni, ma anche esercizio di stile. Ecco perché un’iniziativa come quella di “Cofani Aperti” si inserisce perfettamente nella visione di un marchio che da sempre sublima velocità ed estetica. E quindi telai, motori ed il “cuore” delle Alfa Romeo di tutti i tempi sono diventati protagonisti per un weekend.
I gioielli esposti al Museo Alfa Romeo
Che poi, a dirla tutta, al Museo Alfa Romeo puoi rifarti gli occhi in ogni occasione. Anche senza i cofani aperti. Però in quest’occasione ho potuto curiosare tra le varie auto e osservare da vicino i segreti dei vani motori, scoprendo alcuni dettagli d’epoca interessanti. Come ad esempio le indicazioni di servizio stampate su targhette che riportavano le istruzioni per un’ottimale lubrificazione dei motori.
Al Museo Alfa Romeo anche l’Alfa 8C recuperata in Nigeria
Nigeria, primi Anni Sessanta. Vittorio Melograna, meccanico italiano originario di Chieti che lavorava per Fiat, viene invitato da un inglese del posto, tale Mr. Harrisson, che vuole mostrargli un’auto speciale. Melograna, in realtà, a colpo d’occhio intuisce subito che è davvero una vettura speciale e avrebbe voluto acquistarla per sé, ma l’inglese è intenzionato a venderla solamente alla casa madre. A quel punto, non resta che scrivere direttamente ad Alfa Romeo per comunicarlo e la casa, tramite accertamento dal numero di telaio, constata con grande sorpresa che si tratta nientemeno dell’Alfa 8C che aveva vinto la 24 Ore di Le Mans nel 1931, infrangendo l’egemonia storica di Audi. Dopo lo straordinario ritrovamento, l’8C viene portata da Jos alla capitale Lagos, dove Melograna riesce a metterla in moto nel cortile di Fiat Nigeria (non senza un rumore infernale). É arrivato il momento per l’Alfa 8C di “tornare a casa”: viene caricata su una nave cargo e trasportata a Genova. A quel punto Alfa Romeo notifica a Melograna la ricezione dell’auto che successivamente viene restaurata ed esposta al Museo Alfa Romeo, dove puoi ammirarla tutt’oggi.
Nei depositi Alfa tra tante chicche storiche
C’è solo una macchina presente che non è Alfa Romeo, si tratta della Darracq 8/10 HP dalla quale hanno avuto origine nel 1910 le Officine A.L.F.A. nello stabilimento del Portello. Potrebbe trarre in inganno una macchina sul cui cofano spicca la scritta Rover. In realtà, si tratta sempre di un’Alfa che in quei tempi era stata camuffata così per fare le prove su strada, senza giocare a carte scoperte con la concorrenza, traendoli in inganno.
Nei depositi Alfa Romeo ho potuto ammirare anche alcuni modelli unici, come l’Alfa Romeo Scarabeo, la concept car prodotta in soli 3 esemplari nel 1966. Molto interessante anche l’Alfetta del Raid Capo Nord-Capo Sud che ha celebrato il cinquantesimo anniversario dell’Alfetta attraversando due continenti senza alzare mai il piede dall’acceleratore. Al Museo Alfa Romeo ho visto anche l’Alfa 6 sulla quale viaggiò anche Papa Giovanni Paolo II in occasione del XX congresso eucaristico nazionale che ebbe luogo nel capoluogo lombardo. Una prima serie con cambio manuale, carrozzeria bianca così come gli interni, fu equipaggiata con una leggera blindatura di cui si occupò direttamente Alfa Romeo. E parlando ancora di concept car, qui puoi anche ammirare l’Alfa Romeo 33 Navajo di Bertone del 1976, una coupé dal design decisamente futuristico. Non manca anche l’Alfa Romeo 33 Spider Cuneo di Pininfarina del 1971.
Insomma, una visita al Museo Alfa Romeo e ai suoi depositi rappresenta un tuffo nel passato, nelle radici del marchio che permette di apprezzare ancora di più le auto di oggi che sempre prendono ispirazione dalle “vecchie glorie”. E, soprattutto, scoprire mille aneddoti ricchi di storia.